Zoom in Regular Zoom out
Chi siamo

DomusDiabete nasce da un progetto comune voluto da 4 amiche Aurora, Anna, Daniela e Valentina

La nostra amicizia è nata nel 2008, ci siamo conosciute perché tutte e quattro abbiamo il Diabete di tipo1, tra di noi è nata subito un intesa, sicuramente c’era l’esigenza e la necessità di scambiarci informazioni, notizie e consigli sul diabete.

Ognuna di noi ha un passato e un approccio diverso con la malattia ma il confronto di pensieri ed emozioni ci ha aiutato anche a gestirci meglio.

In questi anni abbiamo sempre sostenuto che la conoscenza delle informazioni e il confrontarsi con gli altri è fondamentale per convivere meglio con il diabete. Ci siamo impegnate, in particolare nella regione Lazio, a conoscere altri diabetici, a cercare di aiutarli e a collaborare con i medici, infermieri e associazioni per riuscire a saperne sempre di più rispetto alla malattia.

Ci siamo rese conto che purtroppo tra noi pazienti c’è ancora troppa ignoranza e troppi tabù con i quali dobbiamo combattere.

Da qui si è sviluppata l’idea di creare un sito internet dove accogliere tutte le persone interessate a informarsi sul diabete, ma anche semplicemente a raccontare sensazioni emozioni o esperienze.

Vogliamo che DomusDiabete diventi veramente un luogo accogliente come una “casa”, dove ognuno si possa sentire libero di entrare e trovare degli amici.

Diabulimia, un disturbo che può essere letale per i giovani che soffrono di diabete I

Per dimagrire una ragazza su quattro non si inietta la dose quotidiana di insulina, rischiando anche la morte

Viene chiamata diabulimia, rientra nella famiglia dei disturbi del comportamento alimentare ed è ancora poco conosciuta anche se è una realtà in crescente aumento tra le giovani adolescenti affette da diabete di tipo 1, che omettono volontariamente di farsi le dosi di insulina giornaliere necessarie al normale e corretto funzionamento dell’organismo: «Trattandosi di un ormone anabolico – spiega la dietista della Clinica pediatrica dell’Università di Milano Luigi Sacco Alessandra Bosetti – evitare di somministrarsi la dose giornaliera, permette di controllare meglio il peso corporeo. Normalmente prima della diagnosi della malattia queste persone sono molto magre perché non assorbono il glucosio. Grazie all’insulina ricominciano a farlo e tornano velocemente a un peso ragionevole. Ma le adolescenti spesso temono di ingrassare troppo e smettono di curarsi senza capire che questo può essere letale». Infatti in questo modo si induce una situazione di «catabolismo» simile all’auto cannibalismo: si perde massa muscolare di organi, tessuti, strutture dell’organismo (enzimi, ormoni).

 

LE CONSEGUENZE – I pazienti affetti diabulimia vanno incontro a cheto acidosi con progressivo peggioramento della funzionalità renale, neuropatia grave con pericolo di cecità, cardiopatia, osteoporosi con incremento delle fatture ossee e, se prolungata nel tempo, morte improvvisa. Ma quanto è diffuso questo allarmante fenomeno? «Si stima che una ragazza su quattro in terapia con insulina, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, si auto riduca, fino a omettere, sia le iniezioni di insulina, che le prove di glicemia capillare che quotidianamente devono essere effettuate per monitorare l’andamento glicemico della giornata», precisa Bosetti. Uno scenario molto preoccupante che richiede un approccio multidisciplinare di equipe opportunamente formate: «Quando si scopre un problema di questo genere la paziente viene sottoposta anche a un sostegno psicologico e, nei caso più critici, a una valutazione da parte di un neuropsichiatra infantile. Ma il nostro obiettivo è la prevenzione».

PREVENZIONE – Prevenzione che nelle pratiche terapeutiche del Sacco si basa prevalentemente sull’aspetto psicologico: «Per una adolescente è difficile accettarsi con una malattia cronica, inoltre si trova a far fronte a restrizioni alimentari e paura di ingrassare: bisogna tenere presente che c’è un mondo di disagio psicologico intorno a questo problema». Per questa ragione l’approccio del team del Sacco, diretto dal direttore della Clinica Pediatrica dell’università degli Studi di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti e il responsabile del Servizio di Diabetologia Pediatrica Andrea Scaramuzza, non è restrittivo: «E’ fondamentale far capire che il diabetico non deve privarsi di tutto ma può seguire un tipo di alimentazione equilibrata e protettiva come quella che dovrebbero seguire tutti». L’Ospedale offre ai ragazzi affetti da diabete di tipo 1 e alle loro famiglie un supporto terapeutico a tutto tondo basato sul Parental training.

Giulia Cimpanelli

Come ti controllo il glucometro

Glucometri e microinfusori di insulina: i diabetologi chiedono maggiori garanzie in Europa. Prima e dopo l’immissione in commercio

Le priorità dell’agenda degli esperti della SID: affidare la procedura di attribuzione del marchio CE ad un’agenzia centralizzata europea e migliorare la sorveglianza post-marketing

Rivedere al più presto la procedura di attribuzione del marchio CE ai dispositivi medici, per evitare un nuovo caso PIP (le protesi mammarie difettose) anche in diabetologia. E’ quanto chiedono gli esperti della Società Italiana di Diabetologia (SID), condividendo pienamente la linea della società europea di diabetologia (EASD). I diabetologi italiani chiedono inoltre l’istituzione di un registro nazionale per i malfunzionamenti dei microinfusori di insulina e un più attento monitoraggio post-marketing dei device.
“Le tecnologie applicate al diabete – afferma il professor Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – rappresentano un enorme potenziale per i pazienti e non sono assolutamente da demonizzare, anzi. L’idea di SID, in sintonia con EASD, è quella di poterli utilizzare con sempre maggiore sicurezza. Per questo è necessario adottare misure di verifica di affidabilità e sicurezza più severe, sia in fase di autorizzazione, sia dopo la loro immissione sul mercato. L’attuale normativa per l’approvazione dei device in Europa non è sufficientemente adeguata alla complessità dei device oggi disponibili, nel diabete come in altri campi”.
“I dispositivi per il controllo della glicemia, i microinfusori, i sensori in continuo della glicemia – afferma la dott.ssa Daniela Bruttomesso, del gruppo di studio intersocietario SID-AMD-SIEDP Tecnologia e Diabete  – sono strumenti entrati ormai a far parte delle strategie di trattamento del diabete e i progressi della tecnologia fanno presagire a breve risultati ancora più importanti, quali i dispositivi ad ansa chiusa (il cosiddetto ‘pancreas artificiale’). Questi strumenti consentono un più efficace controllo della malattia, una maggior flessibilità e adattamento alle necessità individuali e migliorano significativamente la qualità della vita”.
Via libera dunque alle soluzioni tecnologiche per le persone con diabete. Ma il problema è che al momento, la procedura di attribuzione del marchio CE (Conformité Européenne) – che, una volta ottenuto, è di fatto un lasciapassare per l’immissione in commercio di un device in tutti i Paesi dell’Unione Europea – non è del tutto lineare e trasparente. Per cominciare, il marchio CE non viene attribuito da un’agenzia europea, ma da un Notified Body (ne esistono circa una settantina che fanno questo lavoro). I Notified Body sono enti, spesso privati (altre volte collegati ad istituti universitari), che operano in diversi Paesi; l’azienda produttrice di un device, per ottenere il marchio CE presenta il suo dossier al Notified Body, pagando una commissione perché questo venga esaminato. Una volta ottenuto il marchio CE, il devicepuò essere immesso sul mercato di qualche Paese europeo, senza che questo debba sottostare ad ulteriori controlli.
“E’ fondamentale – prosegue la dottoressa Bruttomesso – che il processo di regolamentazione, immissione in commercio, verifica e sorveglianza post-marketing di questi dispositivi sia il più efficace, scientifico e indipendente possibile, per evitare abusi e leggerezze che possono compromettere l’efficacia degli strumenti e la salute degli utenti. Un modello alternativo a quello vigente esiste ed è l’agenzia SKUP (Scandinavian Evaluation of Laboratory Equipment for Primary Care, http://www.skup.nu/) che ha implementato nei Paesi scandinavi un sistema di verifica continua dei misuratori di glicemia, che si basa su agenzie esterne e pareri di esperti, certifica i vari passaggi e rende pubblici tutti i dati acquisiti, promuovendo di fatto un circolo virtuoso di controlli, verifiche e miglioramento del servizio agli utenti. Se un device non supera gli standard richiesti dallo SKUP, anche se dotato del marchio CE, non può essere immesso sul mercato scandinavo”.

Altrettanto importante è una valutazione post-marketing più attenta, periodica e indipendente, con controlli a campione, banche-dati dei dispositivi in uso e criteri di verifica centralizzati e periodicamente aggiornati. “Anche le aziende serie del settore – ricorda la dottoressa Bruttomesso – vogliono una maggiore regolamentazione, per paura di produttori che ottengano l’approvazione di prodotti non sicuri, e che possano potenzialmente danneggiare la reputazione dell’intera classe dei dispositivi”.
Istituire un registro nazionale o regionale per i malfunzionamenti dei microinfusori di insulina e migliorare il sistema di sorveglianza post-marketing per i glucometri, con controlli a campione, eseguiti da agenzie indipendenti, è la seconda parte della proposta dei diabetologi italiani. “Nel recente documento intersocietario AMD-SID-SIEDP-OSDI- SiBIOC-SIMET – prosegue la dottoressa Bruttomesso – si indica l’opportunità che la valutazione dei glucometri sia affidata ad un’Agenzia Nazionale super partes. In ogni caso, per i glucometri sarebbe importante definire standard ISO più stringenti e clinicamente più adeguati”.
“La sorveglianza post-marketing è al momento molto insufficiente – afferma il professor Del Prato –  mentre sarebbe necessario monitorare cosa accade quotidianamente nella vita reale, mettendo a punto dei modelli di valutazione con immediata segnalazione di ogni avaria o difetto ai registri nazionali ed europei. Al fine di acquisire la virtuosa collaborazione delle aziende produttrici, ribadiamo l’invito, già formulato dall’EASD, di ammettere al rimborso delle compagnie di assicurazione e dei sistemi sanitari nazionali, solo i presidi tecnologici delle aziende sottoposte a questo monitoraggio.
Le persone con diabete, sia di ‘tipo 1’ che, soprattutto, di ‘tipo2’ – conclude il professor Del Prato – sono in aumento in Europa e in Italia. Questo significa che sempre più persone con diabete ricorreranno all’utilizzo di un device. Oggi si tratta di microinfusori di insulina e di glucometri, ma presto potrebbe trattarsi del cosiddetto ‘pancreas artificiale’, un sistema chiuso che autonomamente misura la glicemia, sulla scorta della quale eroga le unità di insulina, in quantità tale da garantire lo stretto controllo della glicemia. E’ necessario dunque che le normative e i controlli per l’immissione in commercio di queste apparecchiature siano rigorose, a garanzia della salute della persona con diabete”. (LAURA MONTI)